giovedì 24 dicembre 2009

Intervista esclusiva a Massimiliano Iezza

FREESTYLE - Massimiliano Iezza è il miglior esponente italiano dello skicross, una delle discipline del freestyle. Per la prima volta questa specialità farà parte del programma olimpico a Vancouver. Il 35enne azzurro vanta due podi in coppa del mondo, anche se l’ultimo risale al 2006. Tuttavia i propositi sono quelli di ben figurare in vista dell’appuntamento a cinque cerchi.

Quali sono le tue aspettative stagionali?
“Punto a qualificarmi con continuità per le fasi a eliminazione diretta per provare a raggiungere di nuovo le finalissime. Insomma, non nascondo di ambire al podio“.

Il podio, però, non lo raggiungi dal 2006: potrai tornare su quei livelli?
“Me lo auguro di cuore. Io sono convinto di aver svolto molto bene la fase di preparazione, quindi credo di poterci riuscire. Certo, serve anche un po’ di fortuna“.

Qual è la tua situazione in vista della qualificazione per Vancouver?
“Al momento sono qualificato di misura, ma per ottenere la certezza ho bisogno di qualche risultato in più“.

A 35 anni sarà la tua ultima stagione a livello agonistico?
“Non è detto, dipende molto da come andrà questo inverno e se sarò ancora competitivo. Se i risultati arriveranno e avrò ancora le motivazioni giuste, allora continuerò“.

La squadra azzurra è composta quasi completamente da over 30: come mai?
“Bella domanda. Questo è uno sport fantastico, che ha avuto un’ampia diffusione in tutto il mondo, tranne che in Italia. Forse abbiamo sbagliato qualcosa? Bisogna dire che manca una struttura solida anche a livello di federazione, non ci sono soldi ed inoltre sembra che alla Fisi interessi poco dello ski-cross. Inoltre mancano gare di seconda fascia, come prove di Coppa Italia e competizioni per i ragazzini. Servono circuiti più facili e poco pericolosi per approcciare questo sport, perché non si può partire subito dalla Coppa del mondo: lì non si scherza se non si è preparati. Bisogna aggiungere, poi, che in Italia abbiamo una cultura diversa rispetto ai Paesi nordici o alla stessa Francia, dove sono più dediti agli sport estremi. I genitori italiani hanno paura che i loro figli si facciano male e quindi non vedono di buon occhio il nostro sport. Con una giusta preparazione è uno sport tranquillamente gestibile e non è assolutamente pericoloso. Poi un infortunio ci può stare, così come ci può stare in gigante“.

Cosa rappresenta per te lo skicross?
“Rappresenta un periodo della mia vita appassionante e ricco di emozioni, che mi ha permesso di farmi molti amici stranieri e di girare il mondo“.

Che impatto credi avrà sulla gente il debutto ai Giochi?
“Credo che il riscontro sarà sicuramente positivo, soprattutto se un italiano dovesse ottenere risultati di rilievo. Le Olimpiadi saranno una vetrina incredibile per far conoscere questo meraviglioso sport“.
di Federico Militello

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